La scoliosi trasforma il torace in un cilindro deformato che tende ad aumentare spontaneamente la sua deformazione ogni volta che vengono esercitate delle forze sulla sua superficie esterna o interna.
Le indagini di hanno dimostrato che oltre i 10 millimetri di gibbo dorsale, le forze applicate al torace agiscono in senso autodeformante, come avviene ad esempio nel nuoto.
Questi studi hanno distrutto un’altra nostra certezza: e cioè che il nuoto sia una terapia della scoliosi.
In conclusione, oggi sappiamo che il nuoto non è una terapia della scoliosi, è invece una forma di attività fisica che, come tutte le altre, ha indicazioni e controindicazioni. L’importante è utilizzarlo come strumento utile in rapporto alle esigenze del paziente.
Il nuoto è indicato nella fase di preparazione al corsetto e nella scoliosi in corsetto, perchè:
- mobilizza la colonna e, di conseguenza, permette al corsetto di realizzare una migliore correzione della deformità;
- stimola e sviluppa la funzione cardiorespiratoria, ridotta dall’azione costrittiva del busto sul torace.
Il nuoto invece non è indicato nelle scoliosi evolutive in trattamento libero, con sola cinesiterapia, perchè:
- oltre la soglia dei 10 mm di gibbo, sviluppa un’azione autodeformante;
- non sviluppa le funzioni neuromotorie e muscolari antigravitarie, perchè si pratica in ambiente al di fuori della forza di gravità;
- mobilizza e, in alcuni stili, rana e delfino, porta la colonna in estensione, cioè nel senso che evolve la deformità scoliotica sul piano sagittale.
Dr. Alessandro Amato
Osteopata D.O.